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Non tutto il male viene per nuocere


Settembre: le vacanze sono finite. Una strana sensazione di malinconia ma allo stesso tempo di emozionante attesa, pervade il cuore di Giulia. Domani ricomincia l'anno scolastico e Giulia frequenterà la prima media. A casa se ne parla dal dicembre scorso, quando il papà e la mamma hanno iniziato a preoccuparsi per l'iscrizione della loro bambina. Bambina la chiamano ancora, ma Giulia non si sente più una bambina, e la infastidisce sentirsi chiamare così. Insomma, i genitori di Giulia già prima di Natale, avevano iniziato a fare il giro delle scuole per ascoltare i vari Dirigenti impegnati a sciorinare le caratteristiche del loro istituto durante gli incontri di presentazione dell'offerta formativa: c'è la scuola 2.0, 3.0, quella che organizza le vacanze studio all'estero, quella con i laboratori... Di sicuro i genitori sanno che che non la segneranno mai all'istituto che per protesta contro il sistema di istruzione, non organizzerà viaggi di istruzione: i genitori di Giulia sostengono che in quella scuola i docenti non hanno voglia di lavorare: "Se non vanno neanche alle gite, dove trovano tutto pagato, figurati se in classe poi hanno voglia di insegnare qualche cosa...". Giulia ha sentito tante volte quelle parole ogni volta che è uscita con il gruppo degli amici di papà e mamma, un gruppo molto numeroso, dove i figli sono tutti compagni di classe di Giulia. Giulia li conosce dalla scuola materna. È lì che i genitori hanno iniziato a frequentarsi e da quel momento hanno cercato in tutti i modi di mantenere i loro figli nella stessa classe per tutta la durata della scuola primaria. E ora tutti insieme hanno deciso di segnare i figli nello stesso istituto, per affrontare insieme il percorso della secondaria di primo grado. Il termine delle iscrizioni è fissato per il 31 gennaio e i telefoni scottano: hanno deciso di chiedere al dirigente di farli stare tutti insieme e di avere un tempo scuola particolare che permetta di avere il sabato libero. Uno per tutti e tutti per uno: o si sta tutti insieme oppure si cambia scuola, tutti!

L 'accordo è fatto! In questo modo i ragazzini potranno continuare a stare insieme durante il fine settimana. Giulia ascolta passivamente. Si perché ha provato a dire ai suoi genitori che per lei cambiare classe e compagni non è un problema, ma i suoi genitori sono preoccupatissimi: " Tu Giulia non ti rendi conto! Poi è difficile inserirsi in nuovi gruppi e noi non vogliamo che ti trovi in difficoltà!". Giulia si è quasi convinta che i suoi genitori abbiano ragione, anche se negli ultimi tempi le cose sono un po' cambiate: il gruppo è strano, i suoi amici hanno un atteggiamento diverso, qualcuno è diventato arrogante, spaccone e Giulia si sente a disagio, lei è una tipa tranquilla, non le va di mettersi in competizione. A luglio però succede l'imprevedibile: quando sul sito della scuola vengono pubblicati i file con le classi formate, ecco la terribile notizia: Giulia è l'unica del gruppo che non è stata inserita nella classe tanto ambita dai suoi genitori, quella della sezione più "in" della scuola! Partono i messaggi nella chat dei genitori ma questa volta la tanto sbandierata solidarietà si va a far friggere: " Senti Antonietta, noi sapevamo questa cosa e abbiamo fatto di tutto per convincere il dirigente ad aggiungere Giulia, ma devi sapere che non c'è stato niente da fare, le aule non possono contenere più di 26 alunni. Ci dispiace. Ma non ti preoccupare, tanto la scuola è la stessa, continueremo a frequentarci! ". I genitori di Giulia si sentono traditi e sono molto preoccupati. Ma Giulia no. Lei è contenta. Quegli smorfiosi dei suoi amici sono proprio pesanti da sopportare e ora può finalmente iniziare un nuova esperienza con persone diverse. È il 15 settembre. Giulia è davanti al portone. La mamma Antonietta non vuole neanche salutare gli amici. Il torto subito la fa sentire offesa e vulnerabile, la ferita è ancora fresca. Giulia invece è raggiante. Varca il portone della scuola con tante speranze quando sente pronunciare il suo nome da una giovane insegnante di italiano che le sorride e la fa sentire subito a suo agio. Arriva in classe con i suoi nuovi compagni: alcuni di loro li conosce, li ha visti a basket. Una ragazzina, che proviene da un'altra città sembra smarrita. Giulia è già arrivata al banco la osserva e decide di chiamarla: "Ciao! Come ti chiami? Vuoi sederti qui vicino a me?" La ragazzina la guarda stupita e felice: "Ciao! Mi chiamo Marta! Mi fa piacere stare con te! Grazie!". Sono passati già due mesi, Giulia e Marta sono inseparabili. "Se solo mamma e papà non si fossero preoccupati così tanto" pensa Giulia.

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